di LUIGI MARIANI
"Zephiro torna, e ’l bel tempo rimena
e i fiori et l’erbe, sua dolce famiglia
et garrir Progne et pianger Philomena
et primavera candida et vermiglia
(sonetto dalle rime"In morte di Laura"
del Canzoniere di Francesco Petrarca).
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Cosimo I de' Medici desiderava fossero poste nelle nicchie che si aprono
nel loggiato degli Uffizi a Firenze le statue dei “fiorentini che
fussero stati chiari e illustri nelle armi, nelle lettere e nei governi
civili”. Una delle 28 nicchie ospita la statua di Francesco Petrarca.
Foto Agrarian Sciences. |
Nel 2024 ricorre il 750° anniversario della morte di Francesco Petrarca, scrittore, poeta, filosofo e filologo ritenuto precursore dell'umanesimo e le cui opere sono fra i fondamenti della letteratura italiana. Nato ad Arezzo il 20 luglio 1304 e morto ad Arquà il 19 luglio 1374, Petrarca era figlio di un notaio proscritto fuoruscito fiorentino, condizione questa assai diffusa nella civiltà comunale, la quale ebbe negli acerrimi scontri fra fazioni uno dei elementi che ne determinarono il tramonto¹.
In questa sede ci limiteremo a evidenziare ai lettori due aspetti all'apparenza secondari della figura di Petrarca e cioè i suoi legami con l'agronomia (fu un appassionato orticoltore e frutti-viticoltore e mise per iscritto alcune sue esperienze coltivatorie) e il suo interesse per l’osservazione e la registrazione dei fenomeni naturali. Tali aspetti pongono a mio avviso in risalto l’eclettismo del Petrarca che pare preludere a grandi personaggi rinascimentali che saranno al contempo artisti e scienziati come Leon Battista Alberti e Leonardo da Vinci.